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Ciao a tutti,
quanto tempo Gesù è rimasto nella tomba? È risorto il terzo giorno come affermano diversi brani del nuovo testamento? Ma allora come possono essere passati tre giorni e tre notti come invece aveva affermato Gesù in Matteo 12:40? C’è una contraddizione? Ne parliamo in questo video.
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Molteplici brani del nuovo testamento affermano che Gesù è risorto il terzo giorno.
Lo aveva annunciato Gesù stesso in Matteo 16:21 e Luca 18:33.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Matteo 16:21
Luca 18:33 e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà».
Lo conferma Paolo in 1 Corinzi 15:4 e Pietro mentre testimonia a Cornelio in Atti 10:40.
Atti 10:40 Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che egli si manifestasse
1Corinzi 15:4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture;
Cosa si intendeva con “il terzo giorno” nella cultura giudaica del primo secolo? Non ci sono dubbi: è l’equivalente del nostro dopodomani. Lo si capisce molto bene in brani come Luca 18:32-33, quando Gesù, parlando con dei farisei disse: “Ecco, io scaccio i demòni, compio guarigioni oggi e domani, e il terzo giorno avrò terminato”. Qui è evidente che Gesù si riferisca a oggi, domani e dopodomani chiamando quest’ultimo il terzo giorno.
D’altra parte gli antichi non avevano il concetto di zero per cui, quando contavano i giorni, partivano dal primo giorno, ovvero oggi, per proseguire con il secondo, ovvero domani e poi con il terzo, ovvero dopodomani.
Fino a qui non c’è nessun problema. Se Gesù è morto oggi ed è risorto dopodomani, si può ben dire che è morto il primo giorno ed è risorto il terzo giorno come emerge ripetutamente nei vari testi biblici esaminati.
Ma allora, dove nasce il problema? Noi occidentali andiamo un po’ in crisi quando leggiamo ciò che Gesù disse in Matteo 12:40. Quello è il versetto che in qualche modo ha provocato la nascita di varie teorie alternative sui giorni in cui Gesù è stato nella tomba. In quel brano, Gesù rispondendo a chi gli chiedeva un segno, si riferì al segno definitivo che avrebbe dato, ovvero la sua risurrezione, in questo modo:
Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. Matteo 12:40
Quando noi occidentali del ventunesimo secolo leggiamo questo brano, cominciamo a fare i conti dei tre giorni che si alternano a tre notti e andiamo in crisi. Infatti per noi, se Gesù è morto oggi, alternando giorno e notte per averne tre cicli completi di 24 ore dovremmo arrivare fino al quarto giorno, contraddicendo altri passi del nuovo testamento!
È possibile spiegare questa apparente contraddizione senza fare ricorso a teorie complicate, ma solo basandosi sulla cultura del tempo e su altri esempi analoghi che troviamo nella bibbia stessa.
Il problema di fondo è che, per noi oggi, tre giorni e tre notti costituiscono un periodo di 72 ore, ovvero 24 ore x 3, ma non abbiamo il diritto di imporre agli uomini vissuti nel primo secolo questo nostro modo di contare i giorni. Ciò che dobbiamo fare è invece comprendere cosa intendevano loro quando usavano l’espressione “tre giorni e tre notti”!
Per noi dire che una cosa accade entro tre giorni o dopo tre giorni fa una certa differenza, ma come stavano le cose nel mondo antico? Abbiamo esempi nella bibbia che ci aiutano a capire?
Il modo semitico di contare i giorni era inclusivo. Lo si vede chiaramente in Matteo 27:63-64. Nel verso 63 è scritto che Gesù aveva detto : “dopo tre giorni risusciterò”. Eppure nel versetto 64, i capi dei sacerdoti e i farisei chiesero a Pilato di mettere delle guardie a custodire il sepolcro fino al terzo giorno, ovvero fino a dopodomani. Per loro, l’espressione “dopo tre giorni” non corrispondeva necessariamente a tre cicli completi di 24 ore ma era l’equivalente di “fino al terzo giorno a partire da oggi”.
«Signore, ci siamo ricordati che quel seduttore, mentre viveva ancora, disse: “Dopo tre giorni, risusciterò”. 64 Ordina dunque che il sepolcro sia sicuramente custodito fino al terzo giorno
Già nell’antico testamento troviamo esempi dai quali comprendiamo che una frazione di un giorno era comunque considerata un giorno intero.
Leggiamo in 1 Re 20:29: Essi rimasero accampati gli uni di fronte agli altri per sette giorni; il settimo giorno scoppiò la battaglia, e i figli d’Israele uccisero, in un giorno, centomila fanti dei Siri.
Il testo dice che restarono accampati sette giorni, ma il giorno della battaglia, come vedete è incluso nei sette giorni, non è l’ottavo giorno, come verrebbe a noi spontaneo pensare.
Lo stesso lo vediamo in Genesi 42:17,18:
Genesi 42:17-18 17 E li mise assieme in prigione per tre giorni. Il terzo giorno, Giuseppe disse loro: «Fate questo e vivrete; io temo Dio!
Anche in questo caso i tre giorni includono il terzo giorno in cui Giuseppe parla. Dire che Giuseppe parlò dopo tre giorni equivale a dire che parlò il terzo giorno.
Secondo quella mentalità, dire che un avvenimento dura tre giorni a partire da oggi equivale a dire che il terzo giorno, ovvero dopodomani accadrà qualcosa. Questo non ha nulla a che vedere con il fatto che debbano passare tre periodi di 24 ore come penseremmo noi.
Nel brano di Luca 24:5-7 gli angeli dicono alle donne: «Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordate come egli vi parlò quand’era ancora in Galilea, dicendo che il Figlio dell’uomo doveva essere dato nelle mani di uomini peccatori ed essere crocifisso, e il terzo giorno risuscitare».
Anche qui il terzo giorno è utilizzato in modo inclusivo.
Qualcuno però potrebbe dire che in Matteo 12:40 Gesù ha esplicitamente parlato di tre giorni e tre notti in modo specifico.
È vero, ma non dimentichiamo che il contesto culturale di Gesù è il medesimo dei suoi contemporanei. Lo stesso Matteo non ha visto alcun problema riportando nel suo vangelo l’espressione “tre giorni e tre notti” utilizzata da Gesù e poi dicendo che Gesù è risuscitato il terzo giorno in altri brani come Matteo 16:21, 17:23, 20:19, 27:64. Matteo non ha visto alcuna incongruenza nelle due espressioni, infatti non ha cercato di armonizzarle in alcun modo. Il fatto è che l’espressione “ tre giorni e tre notti” è un’espressione idiomatica che può indicare qualunque momento entro il terzo giorno, indipendentemente dalla sequenza di notte e giorno.
Ce ne rendiamo conto leggendo , ad esempio, brani come Ester 4:16:
«Va’, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch’io con le mie ancelle digiunerò allo stesso modo; e dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge; e se io debbo perire, che io perisca!»
Ester parla di tre giorni, notte e giorno, il che ci fa pensare a tre giorni completi. Poi, però in Ester 5:1 è scritto: “ Il terzo giorno, Ester si mise la veste reale e si presentò nel cortile interno della casa del re, di fronte all’appartamento del re.” Ester 5:1
Il terzo giorno, a partire dal momento in cui aveva parlato era dopodomani, quindi non erano passati tre giorni, notte e giorno, ma, secondo il nostro modo di contare, probabilmente meno di due giorni completi. Tuttavia, anche in questo caso il modo di contare era inclusivo del giorno di inizio e di quello di fine. Questo caso riportato nel libro di Ester è molto simile a quanto accade nei vangeli in riferimento al tempo in cui Gesù è stato nella tomba.
Tornando al brano di Matteo 12:40 , tre giorni e tre notti non è altro che un modo diverso di riferirsi al medesimo periodo che inizia oggi e finisce dopodomani. Pensare che ci si riferisca ad un periodo letterale di 72 ore è più che altro un modo moderno di intendere quell’espressione. Già più di 40 anni fa lo studioso Harold Hoehner nel suo libro “Chronological aspects of the life of Christ” aveva fatto notare che:
“Tre giorni e tre notti” in Matteo 12:40 è un’espressione idiomatica del medesimo periodo di tempo (ossia “il terzo giorno”) menzionato negli altri brani citati del Nuovo Testamento, piuttosto che un periodo letterale di 72 ore.
In conclusione possiamo dire che, comparando i vari passaggi dei vangeli e , tenendo conto di altri brani della bibbia in cui vediamo un uso analogo del modo inclusivo di contare i giorni, possiamo dire che “il terzo giorno” era equivalente a dire “dopo tre giorni”. Sostanzialmente, per la cultura dell’epoca, una porzione di tempo era equivalente ad un intero, quindi una parte di un giorno veniva contata come un giorno intero e il loro modo di riferirsi ad un giorno intero era “un giorno e una notte” anche se fosse stato solo la porzione di un giorno. Era semplicemente il loro modo di riferirsi a quel periodo di tempo.
Per loro un evento che cominciasse oggi e finisse dopodomani sarebbe un evento che dura tre giorni e tre notti, indipendentemente dall’ora in cui comincia oggi e finisce dopodomani, proprio perché il modo di contare è inclusivo. Il primo giorno, quello in cui Gesù è stato crocifisso è un giorno intero, giorno e notte, anche se Gesù è stato crocifisso nel pomeriggio. Il secondo giorno sarebbe ovviamente un altro giorno intero e il terzo giorno è un giorno intero anche se Gesù è risorto al mattino!
Nella cultura di quel tempo, dire che sarebbe risuscitato il terzo giorno o dopo tre giorni e tre notti non faceva alcuna differenza perché era un’espressione idiomatica per intendere la medesima cosa.
Quando leggiamo la scrittura non dobbiamo farlo con gli occhi di un occidentale del ventunesimo secolo. Non è quindi necessario ricorrere a teorie particolari per fare tornare i conti secondo il nostro modo di vedere le cose, ma solo riconoscere il modo con cui una cultura differente dalla nostra contava i giorni. Oggi è il primo giorno, domani il secondo, dopodomani il terzo e sono tre giorni e tre notti anche se solo una porzione del primo e del terzo giorno sono coinvolti nell’evento descritto.
Per oggi è tutto. Questa spiegazione è propedeutica per il prossimo video in cui vedremo perché la sepoltura di Gesù avvenuta il venerdì e la risurrezione avvenuta la domenica, secondo quanto pensa la maggioranza degli studiosi, è anche il modo più semplice e coerente per spiegare le apparenti discrepanze tra il vangelo di Giovanni e gli altri vangeli, senza ricorrere ad ipotesi alternative come la morte di Gesù avvenuta il mercoledì o il giovedì che, come vedremo, creano più problemi di quanti ne risolvano.
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